Egitto

Abu Simbel

Trecento km di deserto ci hanno condotto da Aswan ad Abu Simbel, uno dei luoghi più suggestivi dell’antico Egitto. Quello che incanta è soprattutto il paesaggio, le acque del lago Nasser con i suoi 6000 km2 circondati dal deserto, il silenzio e il rumore del vento. Abu Simbel ha una storia recente grandiosa, che abbiamo voluto raccontare inserendo nel video alcune immagini di repertorio sul recupero dei due templi fatto dall’UNESCO negli anni ’60, quando le acque del Nilo stavano per sommergerli per sempre dopo la costruzione della grande diga di Aswan, opera fortemente voluta dall’allora presidente Nasser. Lo spostamento dei templi di Abu Simbel è stata un’impresa titanica, durata poco più di tre anni, riuscita grazie ai finanziamenti di 113 paesi e all’ingegno di una ditta italiana, Impregilo, che è riuscita a tagliare in decine di migliaia di pezzi i due templi ed a ricomporli, come in un grande puzzle, sulla sommità di una collina artificiale.


I templi di Philae e i villaggi nubiani ad Aswan

I templi di Philae o File sono un complesso di costruzioni sacre che sorgeva sull’omonima isola del Nilo vicino ad Aswan. Il tempio principale era dedicato al culto di Iside. Quando le acque del Nilo iniziarono gradualmente a salire dopo la costruzione della prima diga nel 1902, i templi di Philae furono parzialmente sommersi. Fu necessario costruire uno sbarramento, ancora oggi visibile come si può vedere nel filmato, per rendere possibile il loro salvataggio e il trasferimento nel 1977 sulla vicina isola di Agilkia. L’innalzamento delle acque del Nilo ha sommerso non solo i templi di Philae, ma anche i villaggi delle popolazioni che abitavano le terre lungo il fiume, i nubiani, un gruppo etnolinguistico autoctono che vive nel basso Egitto ai confini con il Sudan. Oggi navigando lungo le rive del Nilo intorno ad Aswan possiamo vedere quanto è stato ricostruito nel tempo, su stile delle antiche coloratissime dimore. Gli abitanti della Nubia vivono ancora lì con i loro cammelli, coltivando la terra, pescando e aspettando i turisti.

Il tempio di Kom Ombo e il tempio di Edfu

Seguendo il corso del Nilo da Aswan a Luxor si incontrano due templi del periodo tolemaico, il tempio di Kom Ombo, dedicato al culto del dio coccodrillo Sobek, con tanto di museo del coccodrillo annesso, e il tempio di Edfu dedicato al dio Horus, rappresentato da grandi statue di falco, anche questo di epoca tolemaica. È uno dei templi meglio conservati, anche grazie ai restauri eseguiti sin dall’antichità. I templi possono essere raggiunti viaggiando in nave lungo il Nilo, ma percorrere in auto la strada che congiunge Aswan a Luxor ci ha consentito di attraversare dei villaggi rurali e vedere la difficile realtà di chi vive lontano dai grandi centri e dai circuiti turistici che portano un grande flusso di denaro. Tangibile il problema della gestione dell’acqua. Dove il Nilo non arriva a bagnare le terre con i moderni canali, incombe inesorabile il deserto.


Luxor

Sorta sull’antica città di Tebe, Luxor è dal punto di vista archeologico il sito più importante perché racchiude in pochi chilometri i monumenti più famosi e spettacolari dell’antico Egitto. Per questo la concentrazione di bus e navi da crociera è altissima e rischia di offuscare le meraviglie delle antiche pietre. Al centro della città, il tempio di Luxor è collegato al grande complesso di templi di Karnak da una strada fiancheggiata da sfingi lunga 3 km. Dall’altra parte del Nilo, nascosta dietro a colline desertiche, la famosa Valle dei re, con decine di tombe parzialmente visitabili. Poco distante, come scolpito nella roccia, il grandioso tempio funerario di Hatshepsut, una delle poche donne faraone, e a fianco il tempio di Ramses III detto Medinet Habu, che conserva all’interno dei colori incredibili grazie ai recenti restauri.
A guardia di tanta sacralità, i colossi di Memnone, solitari nella valle. Sull’altra sponda del fiume si estende la città di Luxor, dove medicanti, negozianti, cocchieri e tassisti si contendono i turisti in modo fastidiosamente insistente. Basta poi allontanarsi dalla zona dei grandi alberghi e addentrarsi in una delle strade secondarie per entrare in contatto con un altro mondo e trovarsi letteralmente sopraffatti da una realtà di vicoli sovraffollati e chiassosi dove polvere, suoni, odori e colori rimandano a tempi per noi molto lontani.


Dendera e Abydos

Situato a un’ottantina di chilometri a nord di Luxor, il tempio di Dendera merita sicuramente una visita. Anche questo percorso, fatto in auto, è stato un’occasione per fermarci nei villaggi e venire a contatto con una realtà diversa da quella che si può osservare negli stop organizzati dai tour operator. Di epoca tolemaica, quindi più recente, il tempio di Dendera mantiene vivi i colori degli interni e sono rilevanti per la loro bellezza i bassorilievi e gli altorilievi, alcuni dei quali con esplicite scene d’amore. Il tempio era infatti dedicato ad Hathor, divinità divenuta poi per i greci Afrodite dea dell’amore, e il tempio è famoso anche per il ritrovamento dello zodiaco, che dimostra le grandi conoscenze degli egizi in campo astronomico. L’originale, come spesso è accaduto, è stato sottratto e si trova al Louvre.
Spostandoci un po’ più verso l’interno, si arriva ad Abydos, che è stata una delle due città sante dell’antico Egitto. Oggi attrae molti curiosi anche per i bassorilievi che possono verosimilmente raffigurare aerei, sottomarini e altre macchine da guerra sicuramente non in linea con i tempi. Secondo il parere degli esperti questo sarebbe solo il risultato di sovrascritture dovute al costume dei faraoni di cancellare e sovrascrivere quanto fatto dal predecessore e la città di Abydos ha visto succedersi oltre 30 dinastie.  Resta il fatto che la visione di questi bassorilievi mantiene intatta una magia che invita a fantasticare.

Il Cairo

Tra le grandi città dell’Egitto, il Cairo è l’apice dell’immane contrasto tra le glorie del passato e la difficoltà del presente. Più di venti milioni di persone cercano di sopravvivere alle auto, allo smog e ai cumuli di spazzatura, mentre il cemento continua inesorabilmente ad avanzare creando un paesaggio urbano fatto di case incompiute, senza spazi verdi, dove le strade perennemente intasate si intrecciano senza semafori né marciapiedi. Al centro, lungo le rive del Nilo, svettano i grandi alberghi e le costruzioni moderne divenute lo skyline simbolo della città e sempre in centro troviamo quanto resta dell’antica Cairo islamica e della Cairo copta, un tessuto urbano ormai soffocato dalle recenti costruzioni.
Attraversare a piedi le strade del Cairo per un turista è un’impresa eroica, ma questo caos per gli egiziani sembra una realtà consolidata, che accettano con tranquillità mostrando il loro proverbiale sorriso. Sullo sfondo, alle soglie del deserto, le piramidi di Ghiza, emozionanti, e la Sfinge che, muta, guarda la città che avanza.

Gli Zabbaleen – I collezionisti di spazzatura

Ci eravamo più volte chiesti, guardando i cumuli di spazzatura ai bordi delle strade, chi si occupasse al Cairo della raccolta dei rifiuti. Poi un giorno abbiamo trovato la risposta. Cercando la chiesa copta di S. Simone ci siamo imbattuti nel quartiere degli Zabbaleen o zebbelin, i “collezionisti di spazzatura”, un girone dantesco dove uomini, donne e bambini convivono con i rifiuti di venti milioni di persone. A mani nude fanno la raccolta differenziata separando carta, plastica, vetro, legno, ferro, ecc. per ricavarne profitto. L’umido che resta viene dato ai maiali che vivono nelle corti interne, animali che vengono poi venduti e mangiati, dato che l’80% della popolazione del quartiere è di religione cristiano copta come del resto il 35% degli egiziani. L’amministrazione della città ha risolto in questo modo da decenni il problema dei rifiuti ma la cosa sconvolgente non è tanto vedere mettere le mani nella spazzatura, cosa che avviene peraltro in altre parti del mondo, quanto il fatto che si possa vivere in un quartiere che è una discarica, al di là di ogni norma igienica.


Saqqara

Trenta km a sud del Cairo troviamo Saqqara, la vasta necropoli di Menfi, l’antica capitale, che ancora oggi regala emozioni agli archeologi che vi continuano a scavare. Le tombe trovate sono migliaia, risalenti al periodo arcaico dell’antico Egitto, molte delle quali finemente decorate all’interno con scene di vita quotidiana. Saqqara, con i suoi continui ritrovamenti, costituisce ancora una fonte importantissima di informazioni per gli studiosi. Il monumento più emozionante è la piramide a gradoni di Djoser o Zoser, considerata la più antica delle piramidi al mondo e prototipo per gli antichi architetti delle piramidi che verranno costruite in seguito.